Sono anche un'autrice...
L'esigenza di scrivere
Faccio fatica a definirmi un’ autrice o “scrittrice” toutcourt (uso il termine obtorto collo per comodità); preferisco piuttosto definirmi una “scrivente”, giacché il participio presente è il modo verbale che meglio descrive il mio rapporto con la scrittura, più estensione della mia persona che fonte di lavoro (ciò che per me definisce “lo scrittore” per antonomasia); io nella vita infatti sono una pedagogista, scrivo tantissimo per la mia professione, prima ancora per lo studio e da sempre per passione; scrivo perché i miei moti dell’anima possano trovare un canale di drenaggio e alchemica trasformazione; scrivo perché la penna mi è compagna, complice e confidente; scrivo perché mi fa stare bene e sto bene se scrivo e quando accade lascio che sia la penna a vergare le parole nel foglio quasi mossa da energia propria; lascio che crei pensieri, incontri, persone, luoghi, alla stregua di un’artista.
Faccia di luna
“Quando a trent’anni la vita le lancia l’ennesima sfida, arriva in soccorso la scrittura, da sempre sua fervida alleata. In Faccia di Luna l’Autrice traduce in parole il proprio mondo interiore, che racconta per la prima volta grazie alla spinta di un evento significativo: la scoperta di un cancro. Se l’esistenza è un dono prezioso, la malattia è maestra di vita. Il lettore è condotto per mano in un percorso sincero e ricco di riflessioni originali: dalla scrittura come terapia, alla passione smodata per lo studio; dal sentirsi spesso diversi agli occhi altrui, al superamento di paure insormontabili; dal rapporto ambiguo tra donne, alla gratitudine verso il prossimo; dalla famiglia come bene prezioso, alla conoscenza di sé come processo interminabile. Faccia di Luna rischiara la nostra notte, prima che albeggi in noi una nuova consapevolezza.”
In Faccia di Luna ho cercato di tradurre in parole il mio mondo interiore, che ho raccontato per la prima volta grazie alla spinta di un evento significativo: la scoperta di un cancro; la malattia ha avuto quindi un ruolo magistrale e propulsivo a farmi scrivere, ma ho anche tentato di condurre il lettore per mano in un percorso pieno di altre riflessioni: dalla scrittura come terapia, alla passione smodata per lo studio; dal sentirsi spesso diversi agli occhi altrui, al superamento di paure insormontabili; dal rapporto ambiguo tra donne, alla gratitudine verso il prossimo; dalla famiglia come bene prezioso, alla conoscenza di sé come processo interminabile.
Ascolta un estratto dal libro:
Il comodino metaforico
“Virgilio, mercante del legno sapiosessuale, rievoca la storia d’amore con Ornella, architetto in crisi. Affrontando con passione temi filosofici e utilizzando il linguaggio come gioco, suggerisce al lettore l’importanza di cogliere i doni che la vita offre e la bellezza di abbandonarsi all’emozione di un momento rendendolo infinito all’interno dei suoi stessi confini. Una scrittura che si proietta oltre le comode metafore e denuncia anzitutto se stessa. Gli amori incompiuti sono destinati all’eternità, scolpiti nella memoria degli amanti.”
L’origine primaria del libro, così come di quello precedente, è sempre la medesima: l’emergenza di stati d’animo e situazioni contingenti che fungono da stimolo alla scrittura, impiegata quindi come canale per drenare ed esorcizzare i medesimi, ma anche come strumento per affrontare tematiche e argomentazioni di personale interesse, in una sorta di dialogo intimo con il lettore. Virgilio e Ornella da perfetti sconosciuti, si ritrovano simili e le loro vite iniziano a mischiarsi improvvisamente in un incontro che presto si colorerà di amore, ma in antagonismo storico tra ragione e sentimento, tra salubrità e tossicità, come solo gli amori impossibili e incompiuti sanno fare.
Ascolta un estratto dal libro: